[Legendary Game Stories #2] StarTopia (2001)

La cover del gioco

Nuovo anno, vecchio gioco. Se penso solo al momento in cui, entrato nel supermercato, ho trovato nel piccolissimo reparto videogiochi questo capolavoro a meno di 10 euro, mi spaventa il pensiero che siano passati così tanti anni. 19 anni fa per l’esattezza.
StarTopia, sviluppato dalla defunta Mucky Foot Productions, è un videogioco manageriale/strategico spaziale, dove noi saremo i comandanti di un’astronave aliena alla conquista della galassia. Il gioco è uscito solo per PC ed è ora reperibile su Steam e su GoG.

Trama: il nostro personaggio non ha un nome, sappiamo solo di essere il comandante di una nave spaziale popolata da alieni. Al nostro fianco ci accompagnerà una figura fondamentale (tra l’altro doppiata egregiamente, come spiegherò meglio più avanti), di nome VAL (parodia di HAL 9000), ovvero un’intelligenza artificiale altamente sviluppata che ci farà da guida per tutto il procedere e l’avanzare del gioco durante le 10 missioni. Avremo degli obiettivi sempre diversi da raggiungere, soprattutto a livello “manageriale”, come curare 100 pazienti, incarcerare 50 criminali ecc.. Negli ultimi livelli, dovremo affrontare delle battaglie con altri comandanti, che vogliono conquistare i nostri settori e distruggere le nostre strutture. Una volta sconfitti, saremo i supremi comandanti dell’astronave e dell’universo intero. E’ una trama abbastanza banale, senza una storia vera e propria, colpi di scena e fronzoli. Difficilmente avremo un reale scopo da raggiungere, ma impareremo ad affezionarci a VAL, ad Arona (mercante interspaziale estremamente attaccato al denaro e alla sua merce) e a tutti i tipi di alieni che vagheranno per la nostra stazione spaziale. Voto: 6.

Il bioponte

Gameplay: essendo uno strategico-manageriale, il gioco ha una struttura simile a molti altri strategici come Age of Empires, e a molti altri manageriali come Sim City, dove il nostro scopo sarà partire costruendo le strutture base per poi ricercare e fare strutture avanzate, in un percorso composto da 10 missioni diverse. Nelle prime, impareremo i comandi base e le funzionalità delle varie strutture principali. Con l’avanzare del gioco, impareremo a governare i 3 differenti piani dell’astronave, ovvero il piano principale, il piano del divertimento e il bioponte. Nel piano principale vengono costruite tutte le strutture basilari che forniscono le risorse fondamentali per i nostri residenti e per gli ospiti, come le stanze da letto, l’ambulatorio, il laboratorio ecc.. Nel piano del divertimento, come si deduce dal nome, costruiremo le strutture dedicate allo svago, allo shopping e in generale ai momenti in cui l’umore dei nostri residenti ha bisogno di essere risollevato. Nel bioponte, il mio preferito, potremo “coltivare” diversi tipi di terreni (selezionando diversi gradi di umidità e temperatura), per permettere la crescita di differenti piante, che una volta al massimo della loro vita, genereranno le derrate di base (medicine, cibo, materiali industriali…). Inoltre, nel bioponte possiamo fare dei piccoli laghi per permettere agli alieni di nuotare e divertirsi. La differenza principale con la maggior parte dei videogiochi strategici è che non possiamo creare noi le unità. Dovremo “arruolare” i visitatori, scegliendo tra le varie tipologie di alieni e tra diversi livelli di competenza e capacità nelle mansioni possibili all’interno dell’astronave. Inoltre, nelle battaglie, sebbene certe unità saranno più potenti di altre (come i Kasvagoriani), tutte combattono allo stesso modo (con pistole laser), e non hanno vantaggi o svantaggi nei confronti delle unità nemiche. Difatti, le battaglie finiscono per diventare un’accozzaglia di gente che si spara l’una con l’altra, senza alcuna strategia. Ritengo che la parte manageriale, per fortuna preponderante, sia estremamente più curata e divertente rispetto alla parte bellica, lasciata molto al caso e tediosa in molte circostanze. Voto: 8.

Una battaglia in corso

Grafica: dobbiamo necessariamente ricordarci che siamo nel 2001, ma nonostante questo, ritengo che la varietà di texture (bellissime le differenze nei vari terreni del bioponte), di personaggi, di colori e di effetti visivi faccia della grafica di StarTopia un punto di forza. Allontanandoci dalla visuale dell’interno dell’astronave, è possibile anche ammirare l’universo dall’esterno, ed è considerevole il fatto che abbiano creato anche altri pianeti e galassie, ovviamente solo visibili da lontano. La visuale “god-mode”, ovvero dall’alto, con possibilità di zoomare e allontanarsi, impreziosita dal fatto che, essendo l’astronave a forma di “ciambella”, quando scorriamo in avanti nelle varie stanze di ogni piano, vediamo letteralmente il pavimento incurvarsi, segno di un profondo realismo e di una curata realizzazione tecnica. Certo, le textures spigolose oggi come oggi risultano stucchevoli, ma come dicevo all’inizio, siamo nel 2001, e il motore grafico di un tempo garantiva una massima resa di tale portata. A mio parere è comunque tutto piacevole e ben fatto. Voto: 8,5.

Gli effetti visivi sono piacevoli e ben curati

Suono: è raro trovare un gioco degnamente doppiato, con una colonna sonora gradevole e non stancante. Questo è uno di quei rari casi. Ogni ponte ha una sua musica dedicata, piacevole da ascoltare, che crea un sottofondo ideale per le varie situazioni che si vengono a creare. Non solo, ma avvicinandosi con la visuale ad ogni stanza, potremo ascoltare i rumori o le musiche provenienti da quella specifica stanza (come la ninna nanna nel dormitorio, oppure i rumori dei macchinari all’interno del laboratorio…). Tutto ciò ci proietta all’interno dell’astronave, come se fossimo fisicamente presenti. I diversi tipi di alieni, hanno un loro linguaggio e un loro tono di voce, che possiamo ascoltare cliccando su ognuno di essi. Infine, un merito al doppiaggio degli unici 2 personaggi intellegibili del gioco, ovvero VAL e Arona, davvero ben fatto. Dato che la voce di VAL ci accompagnerà per tutto il tempo, è bello sapere che vengono colte tutte le sfumature delle situazioni che incontreremo, dalla serietà dei crimini e degli omicidi, alla comicità degli aneddoti sui vermi fagocitanti o sulle sanguisughe spaziali. E’ veramente un piacere giocare per ore, perchè le musiche e gli effetti sonori non saranno mai stancanti o disturbanti. Voto: 9.

Il ritrovo per gli alieni “soli”

Longevità: StarTopia non è un gioco lungo, tutt’altro. Le dieci missioni scorrono abbastanza rapidamente e senza intoppi, difficilmente dovrete ripeterne una a causa di un fallimento. Una volta capito il meccanismo con cui gestire le risorse del gioco, sarà tutto molto semplice e arrivare fino alla fine sarà una piacevole passeggiata spaziale. Il gioco è terminabile con 10-15 ore al massimo, e sarà ben poca la probabilità che lo possiate rigiocare in un futuro, vista l’assenza di trama e di contenuti extra. Un punto in più per la possibilità di giocare la modalità sandbox, creando missioni ad hoc dove potersi sbizzarrire nella conquista o nella semplice costruzione delle strutture, che aumenta sensibilmente la longevità del gioco, destinata comunque ad esaurirsi nel giro di una 20ina di ore in tutto. Voto: 7.

Il casinò

Giudizio finale: io sono estremamente affezionato a questo gioco. Lo ritengo uno dei migliori strategico-manageriali di sempre, semplice ma dettagliato e dannatamente divertente. Tuttavia, obiettivamente parlando, se il comparto tecnico è molto curato, l’assenza di una trama delineata e la bassa longevità inevitabilmente inficiano il voto finale, che lo rendono un gioco da avere e da completare almeno una volta nella vita ma lontano dalla perfezione. C’è da dire che dopo 20 anni, e dopo tanti appelli alla comunità videoludica, è stato promesso un seguito di cui già è possibile vedere un trailer e qualche immagine, dal nome SpaceBase StarTopia, che uscirà presumibilmente a Settembre 2020. Io, francamente, non vedo l’ora di poterci mettere le mani! Voto: 8.